Si festeggia la domenica seguente il primo plenilunio che viene dopo l’equinozio di primavera. Per questo la data di Pasqua è compresa tra il 22 marzo e il 25 aprile (inclusi). 

  • Scarcedde: nell’intenzione popolare sta ad indicare che l’uomo, col Battesimo, viene scarcerato dal peccato originale. Sull’etimo i pareri sono discordi: chi da carcer (carcere), chi da scarsella, borsa. A Molfetta si approntava anche per la Madonna dei Martiri.
  • U beneditte: il piatto rappresentativo della Pasqua è il benedetto, non un piatto vero e proprio ma un insieme di pietanze: uova sode, fette di soppressata, arance a fette, ricotta dolce e ricotta salata. Le uova vengono fatte cuocere in acqua con un’erba marina che ha il potere di tingere di rosso i gusci[1]. Come in molti piatti tipici del periodo pasquale, l’elemento predominante è l’uovo (nella scarcella, qui, nel verdetto, ecc.), ad indicare la nascita (ndr., a nuova vita).
  • U verditt: nell’ottica del consumo degli avanzi (nulla si butta via), il lunedì dell’Angelo si usa cuocere a pranzo questo piatto.

La ricetta: allungare con acqua il ragù del giorno prima, sfilacciando le braciole di agnellone avanzata il giorno prima. Tenere sul fuoco per poco tempo e nel frattempo cuocere la pasta. Poco prima di togliere la pasta, aggiungere a sugo e carne 2 uova sbattute. Mescolare poi pasta e sugo.

 

[1] PANZA G., op. cit., p. 88.